LE INTELLIGENZE ARTIFICIALI, LA PALTA E I PIANETI IRRAGGIUNGIBILI

Da una settimana almeno, il mio feed Facebook è assillato da pubblicità di corsi online e app che promettono di introdurti alle meraviglie dell’intelligenza artificiale, con lo scopo di mettere su un business casalingo che renda i contenuti intellettuali redditizi (“a sei zeri!”). Il prologo è la tormentata storia di un ricercatore free-lance che trascorre le notti studiando e sottolineando testi accademici, nella speranza di divenire abbastanza competente nel suo campo da poter insegnare cose agli altri. Notti di studio, che crimine obsoleto! Ora puoi scegliere un argomento popolare, lasciare che l’AI ti fornisca i contenuti per il corso, la grafica, i template, la piattaforma, la pubblicità, e dare inizio al tuo business di corsi online a pagamento, che richiedono poche ore per essere strutturati e venduti! Paleontologia? Meccanica quantistica? Bitcoin e trading? Storia dell’Egitto antico? Migliaia di corsi usciranno dai tuoi polpastrelli che digitano avidi un abbozzo di idea in due righe, e in meno di un pomeriggio sono online ad arricchire il tuo conto in banca.

C’è da chiedersi perché il pubblico non possa semplicemente ottenere gratis da ChatGtp qualunque istruzione gli serva, ma si sa, ognuno spera di cacciare in quel sottobosco di tardigradi digitali che non sanno nemmeno che ChatGpt esiste, ma sono nostalgici della didattica delle loro vecchie scuole elementari, e aspettano che un insegnante li guidi con lezioni e lavagne digitali. Per ogni persona che mangia lupini, diceva mia nonna, ce n’è una che mangia scorze di lupini.
Poi ci sono naturalmente gli scrittori che hanno avuto un idea geniale per un romanzo che, purtroppo, non sono all’altezza di scrivere. Tu fornisci all’AI un plot (ai tempi d’oro si chiamava sinossi, ma non dilunghiamoci) e domani il tuo romanzo è in bella mostra su Amazon e le altre librerie digitali, pronto per essere venduto. Se hai una personalità vulcanica, perché non scrivere un romanzo a sera? Quante volte, dopo un’esperienza surreale o tragicomica, ma dolorosamente memori delle nostre paralisi creative, abbiamo scrutato vuoti orizzonti sussurrando “ci sarebbe materiale per scriverci un libro…”? Fatto! Mandi un messaggio vocale alla tua AI e in poche ore la tua disavventura burocratica, o il flirt effimero di una notte d’estate, sono bestseller acquistabili ovunque.

Sono un po’ angosciata, perché già intuisco dove ci porta il futuro. Qui siamo molto oltre l’osservazione di Oscar Wilde “Un tempo gli scrittori scrivevano i libri e il pubblico li leggeva, ora i libri li scrive il pubblico e non li legge più nessuno”. Non è più la massa di scribacchini speranzosi a produrre romanzi autopubblicati, ma ciò che alcuni chiamano il superconscio, cioè i gusci vuoti dei nostri file Word, le note, i messaggi vocali, i documenti dimenticati, tutti i detriti che abbiamo abbandonato nei Gigabyte delle nostre memorie, e che improvvisamente rilucono d’oro. L’AI sceglie il genere, la copertina, scrive le recensioni false, spamma ovunque i tuoi bestseller. E siamo in miliardi su questo pianeta.
Philip Dick in “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” (più noto nella versione filmica come “Blade Runner”) immaginava un mondo post-atomico, dove i più fortunati migravano su altri pianeti, e i poveri restavano sulla Terra, barricati nelle città non ancora invase dalla palta che cresce in ogni direzione. La palta, nell’originale il kipple, era un amorfo ammasso di detriti produttivi che gli umani si erano lasciati indietro, e che si riproduceva per entropia, occupando sempre più il pianeta.

“«[…] La palta è fatta di oggetti inutili, inservibili, come la pubblicità che arriva per posta, o le scatole di fiammiferi dopo che hai usato l’ultimo, o gli involucri delle caramelle o l’omeogiornale del giorno prima. Quando non c’è più nessuno a controllarla, la palta si riproduce. Per esempio, se quando si va a letto si lascia un po’ di palta in giro per l’appartamento, quando ci si alza il mattino dopo se ne ritrova il doppio. Cresce, continua a crescere, non smette mai.»

Ecco, già sento l’assedio soffocante della palta intellettuale, i mucchi di libri e corsi accademici autogenerati che arrivano al cielo minacciando di franarci addosso, e che ci tormentano ovunque con pop-up e pubblicità aggressive. E non abbiamo neppure un altro pianeta su cui fuggire e goderci, finalmente, il silenzio.

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