La notte in cui nacque la scrittura….

Un’anteprima del mio nuovo post sul blog letterario http://www.hounlibroitesta.it

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La notte in cui nacque la scrittura, raccontano i classici cinesi, dalle nubi cadde una pioggia di miglio e i demoni piansero nelle tenebre. La chiave della fecondità inesauribile, e l’antidoto contro ogni demone che sussurra nel buio dell’anima: questo è il dono di libertà che le parole facevano agli uomini. Ma chi ha inventato la scrittura cinese? Durante il regno del mitico imperatore Giallo, si dice che un ministro di nome Cang Jie, osservando le impronte degli animali abbia compreso che tutte le cose hanno una struttura interiore, una linea che le percorre come la colonna vertebrale percorre e dà movimento al corpo o come la linea melodica attraversa una composizione musicale. Guardando il cielo, seguì col dito le volute erratiche delle nubi, unì tra loro le stelle distanti e colse le forme delle costellazioni. Posando lo sguardo a terra vide la filigrana sulle ali degli insetti, le fenditure delle cortecce,  i profili delle montagne, che più tardi i pittori avrebbero chiamato “vene di drago”. Prese un pennello e riprodusse le arterie pulsanti di vita che si ramificavano in ogni dove. Non inventò la scrittura, la scoprì come si scopre una gemma rara. I testi antichi usano un verbo che significa “far sorgere”. La scrittura era già in ogni cosa, e non era dominio esclusivo dell’umano, bastava lasciarla emergere nell’occhio che la contemplava, farla fluire nelle dita che tracciavano i primi segni. Singolarmente, anche i sumeri attribuivano l’origine della scrittura all’imitazione delle impronte degli uccelli. E in effetti, a cosa assomiglia la scrittura cuneiforme se non a un capriccioso arabesco di impronte lasciate da ibis sulla sabbia un istante prima di prendere il volo?

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