Il grande filosofo contemporaneo cinese Ma Yifu morì nel 1967, durante la Rivoluzione Culturale, due mesi dopo che le Guardie Rosse avevano bruciato la sua intera collezione di manoscritti e dipinti, trauma da cui non si riprese più. Questa è l’ultima poesia che scrisse sul letto di morte, per riaffermare che l’anima è senza limiti e non può essere annichilita dalla violenza umana:
«Affidato al flusso del divenire cosmico, dove sono diretto?
Una volta entrato nell’immenso, potrò andare ovunque voglio.
Corpo e spirito mutano seguendo il combinarsi e il disperdersi del qi.
Vista e udito stanno per raggiungere la sfera più elevata.
Morto, il mio corpo si dissolverà nel grande oceano dell’essere.
Ma è primavera: gli alberi fuori sono tutti in fiore.
Sulla ripa dell’abisso con la mano vi faccio un segno d’addio.
Il sole sta tramontando dietro i monti Yanzi.»