“La storia della sorgente dei fiori di pesco” è un racconto fantastico scritto nel 421 d.C. da Tao Yuanming. In Cina ha ispirato poesie, sonate per guqin (cetra cinese) e un film. Da allora l’espressione 世外桃源 shiwai tao yuan (la sorgente dei peschi aldilà di questo mondo) indica una felice utopia, o un luogo selvaggio e meraviglioso scoperto per caso. Qui sotto trovate la traduzione di questo celebre racconto corredata dalle foto del campus a primavera.
Durante il periodo Taiyuan della dinastia Jin c’era un uomo di Wuling che viveva di pesca. Un giorno con la sua barca si era messo a seguire il corso di un fiumiciattolo, e aveva ormai smarrito il senso della distanza che lo separava dal suo percorso consueto. Improvvisamente si vide di fronte un boschetto di peschi in fiore. Su entrambe le rive per un’estensione di cento piedi, non vi erano altro che peschi fioriti tra il verde fresco e dolce dell’erba lussureggiante, e una pioggia di petali cadeva a profusione. Il pescatore rimase stupito di fronte a quella stranezza, e spinse la barca oltre passando in mezzo alla fitta distesa di peschi in fiore.
In fondo al frutteto gli si parò di fronte una montagna. C’era una piccola fessura nella montagna e una luce sembrava promanarne. Il pescatore accostò la sua barca alla riva e continuò a piedi, cercando di infilarsi nello squarcio del monte. L’apertura era talmente stretta che solo una persona riusciva a sgusciarvi attraverso. Continuò a camminare per un tratto finché la vista gli si aprì su un ampio paesaggio. C’erano vaste estensioni di terra coltivata costellate da casette linde e ordinate, con graziosi specchi d’acqua, gelsi e boschetti di bambù. Tutto era ordinatamente congiunto da sentieri che si incrociavano attraverso la campagna, e si udiva in lontananza il richiamo di cani e galline. Tutti i contadini stavano arando, seminando e sarchiando, e il loro abbigliamento era simile a quello degli abitanti del mondo di fuori. Tutti, giovani e anziani, sembravano felici e immersi con soddisfazione nelle loro attività quotidiane.
Non appena si accorsero di lui, rimasero enormemente stupiti. Gli chiesero da dove venisse, ed egli rispose a ogni loro domanda. Lo invitarono a visitare le loro case, preparandogli un banchetto di benvenuto con vino e carne di pollo. La notizia si sparse rapidamente per tutto il villaggio, e tutti accorsero a fare domande al forestiero. I suoi ospiti gli raccontarono che i loro antenati erano fuggiti durante i disordini della dinastia Qin, portando con sé le loro mogli, i figli e i loro vicini in questo luogo. Nessuno di loro aveva mai abbandonato quella terra, ed erano rimasti completamente separati dal resto dell’umanità. Quando si informarono su quale dinastia fosse al potere, il pescatore scoprì che non avevano mai sentito nominare la dinastia Han, e ancor meno sapevano dei regni Wei e Jin. Egli raccontò loro delle vicissitudini e dei conflitti avvenuti nel mondo esterno e tutti ascoltarono versando tristi lacrime. Tutti vollero invitarlo a casa loro per offrirgli generosi banchetti. Egli si intrattenne cordialmente in quel luogo per vari giorni e infine decise di ripartire. Gli abitanti gli raccomandarono di non raccontare al mondo esterno quello che aveva visto.
Uscito dalla grotta, il pescatore risalì a bordo della sua barca e remò lungo il fiume dei fiori di pesco lasciando dei segni qua e là. Giunto a Wuling, si recò dal locale magistrato, riportando ciò che aveva visto. La prefettura inviò molti uomini a cercare la caverna basandosi sui segnali che il pescatore aveva lasciato, ma tutti si smarrirono e vagarono confusamente senza riuscire a trovare la via esatta. Liu Ziji della contea di Nanjang, che era un rispettabile studioso, dopo aver sentito narrare questa storia si dedicò con grande fervore alla ricerca della caverna, ma vanamente, e infine morì di malattia. Dopodiché, le ricerche furono abbandonate per sempre.